L'uomo, l'albero e il bosco
martedì 23 giugno 2015
Le nostre rime
- FILASTROCCHE
L’ALBERO GRANDE
Ho tante
domande
Su quell'albero grande,
vicino c’era
un alberello
grande come
un ombrello,
e c’era un
falegname,
che lavorava
il legname,
c’era anche
un contadino
che guardava
un cagnolino.
Il bosco
Il bosco decorato
d'inverno immacolato,
d'autunno annebbiato,
d'estate accogliente,
fa piacere alla gente.
Perfetto per le vacanze
senza lagnanze.
Lo Gnometto
In un
boschetto
c’era uno
gnometto,
che
al mattino
indossava
un pannolino
e dopo
un pranzetto
prendeva il
suo zainetto,
piccolino,piccolino
con un bel
fiorellino.
Il fuoco
Fuoco,
fuocherello,
brucia un ramoscello,
brucia la foresta,
niente più resta.
L’acqua scorre,
in aiuto corre,
il fuoco svanisce
e la foresta rifiorisce.
- LIMERIK
Il vecchio signore
C’era
un vecchio signore
Che
mangiava tutte le ore,
mangiava
sempre erbaccia,
così gli venne il mal di pancia,
quel
povero vecchio signore che mangiò altre due ore.
L'albero
C'era un vecchio albero
che gridava:_Sono un pero!
Si guardò e si spaventò:
_Come farò?
Quel povero vecchio albero.
L’Alberino piccolino
C’era un boschettino piccolino,piccolino
con un alberino assai
carino
la sua chiomina aveva una foglina.
Lo chiamavano Panciottino,
quel
piccolo e grazioso boschettino.
Un filo d'erba
C’era una volta un filo d’erba
Che diceva:”Sono diventata acerba !
Per questo maledetto cruciverba!
Mi avete fatto diventare matta, acciderba!”
Quel maledetto filo d’erba.
- Nonsense
L’ALBERELLO
C’era
un alberello
che era grande come un
castello,
vicino c’era una quercetta
che era piccola come una
molletta,
là vicino c’era un bambino
che mangiava un bastoncino.
La
quercia
E la quercia fa festa,
corre e compie gesta,
beve esta-thè
e mangia pancarrè.
Poi si lamenta
e infine si addormenta.
L’Alberello
Pazzerello
L’Alberello Pazzerello
che porta
con sé un ombrello,
per
andare a lavorare,
guadagnare e
volare,
prendeva la
patente
per
salutare la gente,
faceva dispetti,
a tutti
i topetti.
Mi chiamano
Pazzerello,
perché
sono un po’ monello.
L’ALBERELLO
L’alberello pazzerello
Corre come un agnello,
travestito da farfalla
nello stagno sta a galla.
I picchi lo
aggrediscono
e poi lo riconoscono,
con lui si scusano,
ma le foglie rubano.
lunedì 1 giugno 2015
Tipi di boschi
TIPI DI BOSCHI
Gran parte dei boschi della nostra regione viene chiamata bosco ceduo, mentre il resto viene definito ad alto fusto.
Il bosco ceduo è quello formato da alberi con più tronchi che partono da una stessa base, questi alberi sono stati precedentemente tagliati permettendo quindi la ricrescita dal basso di nuovi alberelli.
Il bosco viene classificato ad alto fusto o anche fustaia quando l'albero cresce dritto con un unico tronco. In Umbria i boschi ad alto fusto sono per lo più composti da conifere, spesso frutto di rimboschimenti fatti nei periodi successivi alla prima e alla seconda Guerra Mondiale. In Umbria possiamo trovare sia boschi con latifoglie, sia boschi di conifere. Le latifoglie più diffuse sono il cerro, la roverella, il leccio, il carpino nero e l'orniello.
Tra le conifere le specie più diffuse sono il pino d'aleppo e il pino nero entrambi usati per il rimboschimento, anche se il primo può comunque crescere spontaneo in molte vallate e colline.
I principali motivi della presenza di queste specie piuttosto che altre sono la prevalenza della collina sulla montagna e il clima né troppo caldo né troppo freddo.
Esperimenti svolti
ESPERIMENTI SULLA RADICE:
L’OSMOSI
L’osmosi è un processo fisico
spontaneo, vale a dire senza apporto di energia dall’esterno che tende a diluire
la soluzione più concentrata, in modo da ridurre la differenza di
concentrazione, durante l’osmosi c’è una diffusione di solvente attraverso una
membrana semipermeabile dal compartimento a minore concentrazione di soluto
verso quello a maggiore concentrazione di soluto.
LE RADICI ASSORBONO ACQUA ATTRAVERSO IL
FENOMENO DELL’OSMOSI.
IL FENOMENO DELL’OSMOSI
ESPERIMENTO 1
TITOLO DELL’ESPERIMENTO: osmosi.
SCOPO DELL’ESPERIMENTO: verificare il
fenomeno dell’osmosi.
MATERIALI: patata,coltello,cucchiaio,acqua,zucchero,recipiente.
DESCRIZIONE DELL’ESPERIMENTO: con un
coltello tagliare la patata a metà ,scavare quindi in ogni metà una cavità e
segnarle con due lettere differenti (A,B) riempire di zucchero la patata
A,posizionare le due metà sul recipiente e riempirlo d’acqua.
OSSERVAZIONI: la patata contenente lo
zucchero si riempe d’acqua mentre l’altra resta vuota
CONCLUSIONI: nella patata contenente lo
zucchero il fenomeno dell’osmosi ha provocato il trasferimento dell’ acqua
all’interno cioè si è spostata dal piatto alla patata che presenta una concentrazione
maggiore.
ESPERIMENTO 2
TITOLO DELL’ ESPERIMENTO:osmosi.
SCOPO DELL’ ESPERIMENTO: verificare il fenomeno dell’osmosi.
MATERIALI:patata,coltello,acqua, sale, piatti,becher.
DESCRIZIONE DELL’ ESPERIMENTO:prendere un becher , mettere dentro
acqua e sale e nel frattempo tagliare 2 fette sottili di patata e posizionare le 2 fette in 2
piatti differenti.Versare la soluzione acqua/sale e nell’ altro solo
acqua.Aspettare circa mezz'ora , togliere le fette da entrambi i piatti e
cercare di spezzarle per confrontare consistenza e flessibilità.
OSSERVAZIONI:le fette di patata immerse in un certo tempo in acqua
salata sono flosce mentre quelle immerse in acqua di rubinetto sono più rigide.
CONCLUSIONE:nella fetta immersa in acqua salata l’acqua si è
spostata dalla fetta alla soluzione nel piatto perché quest’ ultima risulta più
concentrata.Questa disidratazione rende le cellule più flosce.Il contrario
avviene nell’ altro piatto, l’acqua entra nelle celule rendendole più rigide.
ESPERIMENTO 3
TITOLO DELL’ESPERIMENTO: osmosi
SCOPO DELL’ESPERIMENTO: verificare il fenomeno dell’osmosi
MATERIALI: 2 uova,2 barattoli,becher,acqua,spago,righello,sale,aceto.
DESCRIZIONE DELL’ESPERIMENTO: prendere lo spago misurare e annotare la circonferenza massima
delle due uova,sistemare le due uova all’interno dei due barattoli facendo
attenzione a non rompere i gusci.Versare dentro un barattolo l’aceto fino a
coprire l’uovo contemporaneamente i un becher sciogliere acqua e sale creando
una soluzione e versare fino a ricoprire l’uovo.Aspettare una settimana,togliere
le due uova dai barattoli, misurare la loro circonferenza e osservare la loro
consistenza.
OSSERVAZIONI: l’uovo immerso nell’aceto risulta privo di guscio e
molto elastico, mentre l’altro non presenta differenze.
CONCLUSIONI: tra il carbonato di calcio he costituisce il guscio
dell’ uovo avviene una reazione chimica che porta l’aceto a sciogliere il
guscio.L’uovo nudo attira al suo interno acqua poiché più concentrato, in
seguito al fenomeno dell’ osmosi ingrossandosi notevolmente. Nell’altro uovo
invece dove non abbiamo ritrovato nessun cambiamento in realtà avremmo dovuto
notare una riduzione della circonferenza, poiché in seguito al fenomeno
dell’osmosi l’acqua sarebbe dovuta uscire dall’uovo immerso in una soluzione
più concentrata.
Possiamo quindi dedurre che la non riuscita dell’esperimento
sia la conseguenza del fatto che:
o non abbiamo messo abbastanza sale
nell’acqua
o non abbiamo misurato correttamente
o non abbiamo lasciato l’uovo
nel barattolo per il giusto tempo.
ESPERIMENTI SUL FUSTO:
ESPERIMENTI SULLA FOGLIA:
ESPERIMENTI SUL FUSTO:
Esperimento 1
TITOLO
DELL’ESPERIMENTO: capillarità.
SCOPO
DELL’ESPERIMENTO: verificare il fenomeno della
capillarità.
MATERIALI: bicchiere di plastica,inchiostro,sedano e
acqua.
DESCRIZIONE: abbiamo
preso il bicchiere e ci abbiamo messo dentro l’inchiostro diluito con l’acqua e
infilato dentro il sedano.
OSSERVAZIONE: il sedano si colora di blu.
CONCLUSIONI:l’inchiostro per il fenomeno della capillarità è salito lungo
i vasi conduttori del fusto e ha gradatamente colorato il sedano.
Esperimento 2
TITOLO
DELL’ESPERIMENTO: capillarità.
SCOPO
DELL’ESPERIMENTO: verificare il fenomeno della
capillarità.
MATERIALI: piatto
di plastica, foglio di carta, colori e acqua.
DESCRIZIONE: abbiamo fatto un fiore a forma di stella esagonale e l’abbiamo colorato,dentro il piatto
abbiamo versato dell’acqua e ci abbiamo posato il fiore con le punte rivolte verso il centro.
CONCLUSIONI: le punte dell’esagono si sono aperte perché l’acqua grazie alla
capillarità è salita lungo le punte che
si sono appesantite e si sono aperte.ESPERIMENTI SULLA FOGLIA:
ESPERIMENTO 1
Titolo
dell’esperimento: L’estrazione
della clorofilla.
Scopo dell’esperimento: osservazione dei vari pigmenti presenti all’interno
della foglia.
Materiali: foglie di spinaci, alcool non denaturato a 95°,
mortaio con pestello, carta da filtro, beuta, striscia di carta assorbente.
Descrizione: tritare una certa quantità di foglie di spinaci
dentro al mortaio con il pestello,
aggiungere una piccola
quantità di alcool, mescolare ed aggiungerne altro e aspettare che la
clorofilla estratta dalle foglie colori di verde l’alcool. Procedere alla
filtrazione del liquido ottenuto per eliminare i frammenti di foglia, versare
quindi il filtro in un beuta.
Intingere una striscetta di
carta assorbente e dell’alcol.
Osservazioni: possiamo
vedere nella striscia di carta, diversi strati di colori che vanno dal verde al
giallo arancio.
Conclusioni: l’acool, migrando per capilarità, lungo la striscia trasportati i vari
pigmenti e li deposita ad
altezze diverse a seconda delle loro strutture molecolari e
delle loro affinità per
l’alcool. Quelle con maggiore affinità vanno più in alto e quelle con meno vanno
in basso.
Questa tecnica si chiama CROMATOGRAFIA.
Nella parte in basso è verde scuro (clorofilla)
poi da un verde chiaro (clorofilla A)
una parte giallastra (Xantofilla)
e per ultima una parte gialla arancio (carotene).
esperimento 2
TITOLO DELL’ESPERIMENTO: la traspirazione delle piante
SCOPO DELL’ESPERIMENTO: Verificare il fenomeno
della traspirazione
MATERIALI: Pianta, Cellofan, scotch.
DESCRIZIONE DELL’ESPERIMENTO: Mettere
l’acqua nella pianta. Prendere la pianta metterla dentro il cellofan
trasparente, chiuderla con il nastro adesivo in modo che non passi l’aria e
lasciarla sotto il sole.
OSSERVAZIONI: Dopo 20 minuti circa
abbiamo visto che il cellofan crea una condensa interna, a contatto con la pianta.
CONCLUSIONI: La pianta restando sotto il
sole ha effettuato il fenomeno della traspirazione, producendo vapore acqueo
che è stato “catturato” dal cellofan che la ricopriva.
ESPERIMENTI SUI SEMI:
ESPERIMENTO 1
TITOLO DELL'ESPERIMENTO: Che cosa c'è nei cotiledoni?
SCOPO DELL'ESPERIMENTO: Verificare che cosa c'è dentro ai cotiledoni del fagiolo e dell'arachide
MATERIALI: Semi di fagiolo, arachide, acqua, tintura di iodio, carta assorbente, piatto, provette, pestello.
DESCRIZIONE DELL'ESPERIMENTO: Estrarre i cotiledoni dai semi e pestarli, mettere la poltiglia ottenuta in due provette con poca acqua. Aggiungere la tintura di iodio e aspettare.
Prendere altri semi e pestarli sopra la carta assorbente.
OSSERVAZIONI: I semi di fagiolo e di arachide tritati a contatto con la tintura di iodio hanno assunto un colore verde-bluastro, più intensa per i semi di fagiolo.
Nella carta assorbente entrambe le poltiglie hanno lasciato una macchia lucida, molto più abbondante con i semi di arachide.
CONCLUSIONE: POichè i carboidrati a contatto con la tintura di iodio assumono una colorazione bluastra, dall'esperimento possiamo dedurre che i semi di fagiolo sono più ricchi di zuccheri rispetto ai semi di arachidi che al contrario sono più richhi di grassi come evidenziato dalla macchia traslucida.
ESPERIMENTO 2
TITOLO DELL'ESPERIMENTO: Germinazione del fagiolo
SCOPO DELL'ESPERIMENTO: Osservare come da un seme di fagiolo può avere origine una pianta e come la come la crescita di questa pianta abbia bisogno di entrambi i cotiledoni per svilupparsi.
MATERIALI: recipiente, ovatta, semi di fagiolo, acqua.
DESCRIZIONE: Posizionare dentro al recipiente un po' d'ovatta imbevuta di acqua, quindi metterci sopra due semi di fagiolo e aspettare alcuni giorni la loro germinazione.
Avvenuta la germinazione staccare in uno dei due semi un cotiledone e aspettare.
Avvenuta la germinazione staccare in uno dei due semi un cotiledone e aspettare.
OSSERVAZIONI: La pianta con entrambi i cotiledoni è riuscita a svilupparsi, mentre quella in cui era stato staccato uno dei due cotiledoni ha interrotto la sua crescita.
CONCLUSIONI: La presenza di un solo cotiledone non da alla pianta le adeguate sostanze di riserva per permettergli di crescere adeguatamente.
ESPERIMENTI SUL FRUTTO:
ESPERIMENTO 1
TITOLO DELL'ESPERIMENTO: estrazione del DNA dalla banana
SCOPO DELL'ESPERIMENTO: estrarre il DNA dalla banana
MATERIALI: bicchieri, piatto, forchetta, cucchiaio, bilancia, barattolo, passino, pentola, banana, acqua, sale da cucina, detersivo, alcool, succo di ananas, carta da filtro, siringa, provette.
DESCRIZIONE: prendere circa 100g di polpa di banana, schiacciare con una forchetta e trasferire il tutto in un vasetto. Prendere un cucchiaino di sale, metterlo in un bicchiere e aggiungere 10ml di detersivo per i piatti e successivamente aggiungere 20ml di acqua.
Unire questa soluzione con la polpa di banana e mettere un vasetto in un pentolino con acqua e riscaldare il tutto a 60°C per 15 minuti. Filtrare il tutto prima con il passino e poi con la carta da filtro e raccogliere 5ml di filtrato in una provetta. Aggiungere quindi 1ml di succo d'ananas e lasciar riposare per 5 minuti. Aggiungere infine 6ml di etanolo (alcool freddo) molto lentamente evitando di mescolare le due soluzioni.
OSSERVAZIONI: Dopo aver aggiunto l'alcool appare una piccola massa gelatinosa che può essere "catturata" con un bastoncino.
CONCLUSIONI: Sminuzzare il frutto serve per rompere le cellule della banana e facilitare il contatto della poltiglia con la soluzione di acqua, sale e sapone, che scioglie lo strato di fosfolipidi che costituisce la membrana delle cellule. Il tempo di riposo permette alla soluzione di agire al meglio; filtrando il composto si ottiene un liquido ricco di DNA.
Il succo d'ananas degrada gli istoni (proteine) attorno a cui è avvolta la molecola di DNA perchè contiene una sostanza chiamata bromelina che ha la capacità di sciogliere le proteine.
A questo punto il DNA non è ancora visibile perchè è solubile in acqua; aggiungendo dell'alcool in cui non è solubile, affiora gradualmente come una nuvoletta.
La toponomastica
LA TOPONOMASTICA
ETIMOLOGIA: topos (=luogo) + onoma (=nome)
La toponomastica è una disciplina che studia l’origine e il significato dei
nomi e dei luoghi. I luoghi in Umbria
con nomi legati alle piante o alle attività boschive sono molto numerosi.
Ecco
alcuni esempi:
GUALDO = deriva dal longobardo wald,
che significa “bosco”.
MACCHIA = deriva dal latino macula
e viene usato per indicare una boscaglia bassa, fitta e intricata. Il termine è
presente già nella toponomastica medievale.
FAIOLO = denominazione antica di
faggio.
LI PIOPPI = era tradizione contadina quella di piantare cento pioppi alla
nascita di una figlia. Dopo venti anni venivano abbattuti e il ricavato della
vendita usato come dote.
LORETO = dal latino laurum (=
alloro).
CESI = dal verbo latino caedo che
vuol dire “abbattere, tagliare alberi”
RONCO/RANCO = deriva dal latino runco
che significa “mietere”, “disboscare”.
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