lunedì 1 giugno 2015

Dai tempi dei dinosauri ad oggi

Dai tempi dei dinosauri ad oggi
Le prime notizie sulle foreste antiche dell’Umbria sono state ricavate dalle foreste fossili di Dunarobba e dal polline ritrovato nell’argilla e nei suoli umbri.
Così si capisce che la vegetazione di milioni di anni fa era tipica dei climi temperati caldo-umidi con alberi giganteschi.
Però la prima glaciazione fece sostituire questa vegetazione con alberi adatti a basse temperature.
Ai tempi dei Romani il clima tornò più caldo e piovoso e favorì la diffusione di noce e castagno, mentre gli abeti cominciavano a scomparire.
I Romani, inoltre, iniziarono a coltivare vite e ulivo.
Quando cadde l’Impero romano, il bosco cominciò a rinascere nelle pianure fertili.
In questi secoli ci fu un lungo caldo periodo con poche piogge, noce e castagni scomparvero quasi, mentre piante adatte a climi aridi crebbero.
Dall’anno mille in poi la popolazione aumentò e i boschi diminuirono per lasciare spazio alle costruzioni di villaggi e castelli.
Durante il 1600 ci fu un’altra oscillazione climatica che portò ad un periodo di lunga siccità e in alta montagna alla definitiva scomparsa degli abeti.
Invece aumentarono faggi già presenti perché si adattavano al clima.
I boschi c’erano ancora e molti statuti comunali proibivano il taglio degli alberi perché altrimenti il terreno crollava.
Nel 1700 lo stato Pontificio si preoccupò dei boschi umbri realizzando un codice forestale.
La legge richiedeva un esperto di alberi che scegliesse quelli da tagliare e controllasse le operazioni di abbattimento.
Tutto doveva essere comunicato e accettato da un ministero chiamato “Congregazione delle acque forestali”.
Dal 1750 in poi gli alberi tagliati furono sempre più frequenti  raggiungendo il culmine.
Questo venne causato dall’ aumento della popolazione, la costruzione di nuove ferrovie e la formazione dell’Unità d’Italia.
La popolazione umbra raddoppiò e ci fu l’esigenza di nuove terre per l’agricoltura.
Il legno venne usato per costruire le ferrovie, per commerciare e per altre attività edili.
La proclamazione dell’Unità d’Italia determinò un processo di vendita di centinaia di ettari di terreni boschivi a privati.
In seguito gli speculatori ripresero abbondantemente ad essere pagati acquistando boschi e tagliando tutto quello che poteva essere venduto.
L’inversione di tendenza cominciò a verificarsi già dal 1900 con l’esodo della popolazione montana verso la città e con l’attuazione di leggi forestali che puntavano alla razionalizzazione dell’uso dei boschi.
Furono fatti i primi rimboschimenti per proteggere il territorio da erosione, frane e valanghe.
Dopo la seconda guerra mondiale le aziende agricole erano abbandonate come i boschi e ci furono delle nuove leggi da parte della polizia forestale.
Così ai giorni d’oggi la vegetazione si sta ripopolando.

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